giovedì 7 marzo 2013

Il funerale della Sinistra

Tutti abbiamo a cuore le sorti della Sinistra italiana; se non fosse altro, che quel suo spirito goffamente
( e storicamente!) Don Chisciottiano di eterno sconfitto trionfante, ci intenerisce.
E' un sentimento materno e freudiano quello che ci lega ad essa. Le carezze per una creatura dall'aria sempre sorpresa e imbronciata, che negli occhi gli si legge :" non l'ho fatto apposta questa volta"

Ma a nulla è servito il nostro incondizionato affetto.
La Sinistra ieri ha deciso di togliersi la vita.
Perchè farsi ancora del male ?
Deponete il cilicio, mettete fine alla penitenza.
Forse è perchè non ti senti amato ? Un deficit di attenzioni ?

Il suicidio dei fessi, così lo definirei io.
Harakiri 腹切



Perchè è da fessi organizzare una sfilata funebre in cui i vecchi colonelli del Partito (scossi dall'inaspettato risultato elettorale), con i lacrimoni alle guance, dichiarano di aver capito il messaggio degli italiani : Cambiamento!
Perchè quello andato in scena ieri, non era un congresso, ma una esequie istituzionale, una marcia pedante di lutto e di commiserazione.

E cambiare si può, di deve, lo ha detto anche D'Alema.
Il segretario Bersani, ha mostrato i muscoli, lanciato la sfida programmatica.
Letta che mesi addietro aveva invitato gli italiani a veicolare il voto verso i due poli (PD-PDL), e che il giorno dopo le elezioni si scopre entusiasta del modello grillino.
E poi via con Fioroni, uno che nemmeno se tocchi il costato credi che sia uno di sinistra.
L'immancabile accoppiata degli smorti Franceschini e Fassino; ennesimo tripudio del carisma e dell'entusiasmo social-democratico.
La schietta Finocchiaro che dice di essere impaziante , come se fosse un neofita alla prima chiamata.
Dulcis in fundo Rosy Bindi, che insomma ha ribadito, questo cambiamento s'ha da fare!
Per farla breve, mancava solo la vecchia volpe di Mastella per chiudere il cerchio.

C'erano tutti al Gran Gala della demenza.
Non mancava proprio nessuno al funerale della Sinistra (suicida).

I vecchi colonelli di partito, la cupola dell'ultimo ventennio, era tutta riunita in un triste conclave ammuffito. E tutti insieme, accorati, hanno lanciato il coro straziante al Paese:
"Adesso è ora del cambiamento!"

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