domenica 21 aprile 2013

Per amore dello Stato, si dimetta Presidente


Firma anche tu la petizione su change.org (https://www.change.org/it/petizioni/per-amore-dello-stato-si-dimetta-presidente)

Qui la lettera aperta a Giorgio Napolitano:

Buongiorno Presidente,

le scrivo in questi giorni di fuoco, per lei, per il Paese, per i tanti giovani come me che si sentono assaliti dal marasma del quotidiano. Sono mesi importanti questi che stiamo vivendo e che ci accingiamo a vivere; siamo tutti schiacciati nella morsa di un cambiamento che vorremmo vedere, ma che non riusciamo a compiere; siamo tutti volenterosi di svoltare dall'ultimo ventennio che ha distrutto lo Stato, umiliato la democrazia, delegittimato il parlamento e i cittadini di questo Paese. Siamo tutti esasperati, lei forse come noi.

Si dimetta, lo faccia per amore dello Stato che rappresenta.
La sua ri-elezione ha divaricato ulteriormente la distanza tra il paese reale, la società civile e le istituzioni. La percezione che la sua ri-elezioni sia stato un trucco istituzionale per congelare lo status quo di una macchina di apparato sorda alle istanze della gente comune, che si chiude a riccio, nascondendosi dietro la sua figura, è talmente evidente da risultare volgare.
Si dimetta, adesso che ancora avrebbe senso, e non tra un anno o due, quando l'inciucio tra i partiti sarà completato.
Lo faccia perchè la sua ri-elezioni, nei termini in cui è avventuta, rappresenta una alterazione della forma dello Stato. Eravamo una democrazia parlamentare, poi con il Porcellum ci hanno impedito di "costruire" il parlamento, lasciando che fosse un pascolo di nominati di segreteria e di scudieri di arcore. Poi un anno e mezzo fa, lei nel ruolo della sua carica, si è sostituito al Parlamento, eleggendo Monti, e forzando quello che era il naturale ruolo di garante.

Si dimetta, perchè scegliere ancora una volta la via del "governo del presidente" ammazzerebbe ciò che resta della nostra democrazia sgangherata. Perchè la sua elezione delegittima il parlamento, organo sovrano e costituente della volontà popolare. Perchè lei non è chiamato ad essere monarca, a decidere per tutti senza passare per alcun tipo di consenso popolare. Non prospetta questo la Costituzione per la sua carica.

Si dimetta, per amore del ruolo che in questi sette anni ha rivestito, con luci ed ombre, e lo faccia adesso, prima che il Paese cada in una distopia pericolosa di autodistruzione. Le chiedo umilmente questo, da cittadino della Repubblica Italiana: un gesto semplice, forte, responsabile.

sabato 16 marzo 2013

Istituire il FMI

istituzióne (ant. instituzióne) s. f. [dal lat. institutio -onis «proposito, regola, consuetudine; istruzione», der. di instituĕre: v. istituire]. –

 
 

Che cosa sia il Fondo Monetario Internazionale non lo so affatto. Da neofita dell'economia e della finanza ho scoperto questo organ(ismo), soltanto nelle convulse fasi del default della Grecia. La cosa che ho subito trovato più sconvolgente è stato intuire quale fosse la potenza politica di una associazione, che non fosse pienamente una istituzione.
Insomma, posso accettare che il mio governo voglia introdurre la pena di morte e lapidare i primogeniti della classe operaia. Posso fortemente contrappormi a questo, ovviamente poi.
Ma come faccio ad accettare che una non-istituzione come il FMI possa incidere e decidere in maniera tanto autoritaria sulla mia vita, senza che sia sorretto dal consenso popolare, da una trasparente operatività interna ed esterna, senza che i suoi organi siano democraticamente eletti e controllati dai cittadini.

Ho allora affrontato una certosina e rischiosa inchiesta per capire meglio di che materia stessi parlando. Ho sfidato autorità filo-governative  e sette massoniche per approdare alla verità. Ho cercato FMI su Wikipedia, e ho capito.

Ho capito che nonostante sia una associazione governativa di ben 186 Stati, la sua dirigenza, il suo vertice è sempre stato di una precisa area geografica. Come si vede nell'immagine in alto, a capo del FMI ci sono stati presidenti Nord Europei. Eccezion fatta per Rodrigo Rato nel 2004, si intuisce che l'organizzazione è niente di più che un pezzo di quella Europa che oggi impone le misure di Austerity ai paesi del Sud Europa. Un pezzo di quella Europa a trazione tedesca, che dalla moneta unica ha speculato potere e guadagnato introiti.

Quella Europa che oggi cosituisce l'establishment dei banchieri e della borghesia europesita, che grida Più Europa! Più Europa!
Prima di tutto, per risolvere la crisi, bisogna trasformare questa associazione settaria e chiusa in una istituzione. Un organo democraticamente rappresentato, e governato in maniera trasparente. Che il prossimo Governo lotti su questo fronte, per invertire questo mondo a doppia velocità dove chi decide e chi vorrebbe decidere, non si incontrano mai.


giovedì 7 marzo 2013

Il funerale della Sinistra

Tutti abbiamo a cuore le sorti della Sinistra italiana; se non fosse altro, che quel suo spirito goffamente
( e storicamente!) Don Chisciottiano di eterno sconfitto trionfante, ci intenerisce.
E' un sentimento materno e freudiano quello che ci lega ad essa. Le carezze per una creatura dall'aria sempre sorpresa e imbronciata, che negli occhi gli si legge :" non l'ho fatto apposta questa volta"

Ma a nulla è servito il nostro incondizionato affetto.
La Sinistra ieri ha deciso di togliersi la vita.
Perchè farsi ancora del male ?
Deponete il cilicio, mettete fine alla penitenza.
Forse è perchè non ti senti amato ? Un deficit di attenzioni ?

Il suicidio dei fessi, così lo definirei io.
Harakiri 腹切


lunedì 4 marzo 2013

Primus inter pares














Quale è il modello politico del MovimentoCinqueStelle ? Negli ultimi giorni, data l'attenzione mediatica del fenomeno Grillo, dovuto alla portata elettorale che è venuta fuori dalle urne, ne abbiamo certamente sentito di tutti i colori.

-C'è chi ne riporta una pittoresca visione di cybernautica setta, stile Scientology, dove l'esoterismo e l'ecatombe sono all'ordine del giorno. Una congrega di fanatici adulatori, palsmati dalla rete direzionabile, manipolati da un duo di Guru.
-C'è chi avanza una visione più "nera", e che per un processo induttivo parte dall'assunto che, se il leader di tale movimento ha un linguaggio destroso, invettivo, dissacrante e spesso sboccato; per traslazione anche la base che si nasconde dietro le spalle grosse del leader-maximun, è un surrogato del suo mentore. Quindi celebre fu l'epiteto :" Fassissti del web! Uscite fuori !"

Anche il Transqualunquista vuole contribuire a tale ricerca scientifica, e quindi, venendo al dunque, ecco come la penso io a riguardo:

martedì 26 febbraio 2013

Sindrome di Stoccolma














C'è un filo sottile che lega Berlusconi al suo Paese, una morbosità che ha del patologico, una fede che ha del trascendentale. All'Italia non sono bastati vent'anni di promesse mancate, di alchemici slogan che non hanno portato a nulla. L'uomo solo al comando, che ha fatto dello Stato una propagine personalissima degli specifici interessi da imprenditore, che ha abusato e violentato la democrazia, con malizia e piacioneria, con violenza e con l'arma del sessissmo e del vittimismo giuridico, non è morto (politicamente) nemmeno questa volta.

giovedì 24 gennaio 2013

9/11/CRACK

 
Questo manifesto nasce dalla rabbia e dalla paura. Dalla rabbia di chi quel giorno di Novembre di 14 mesi fa, vedeva il suo Paese sgretolarsi sotto gli occhi, con la terribile sensazione di essere inermi, e poi ha scoperto che dietro c'era un vile fine politico. Dalla paura di sentirsi davvero scivolare nel baratro, con una velocità ed una tragicità spiazzante.
Quel giorno di Novembre, io lo ricordo bene, ricordo bene l'angoscia con cui seguii infinite dirette TV che riportavano l'impennata fuoribordo dello SPREAD. Ricordo le faccie scomposte e ghibelline dei politici, che si ragguagliavano solo ora dello sfacelo del Paese. Ricordo la sensazione che fosse tutto finito, che alle porte avessimo la Grecia della Troika.

sabato 19 gennaio 2013

Il Frankenstein elettorale

 
Nella notte più buia della Repubblica Italiana,mentre crollava tutto, in un caveau di palazzo,  una cerchia di folli e psicolabili si riunivano per compiere un esperimento epocale, che avrebbe cambiato la storia del Paese. Il progetto era a metà tra il crimine e la genialità, e poco importava dell'etica e del giuramento di Ippocrate.
Diedero vita al  Frankenstein elettorale. Il suo corpo politico venne assemblato dai becchini del parlamento, che racimolarono qua e là brandelli di lobbysti e conservatori di vecchia data. Una volta che tutti i pezzi furono trovati, e raggruppati su un bancone di legno di castagno, toccò al Capo degli Scienziati l'infame compito di dare vita all'inerme, di fare forma all'informe. Il suo fu un tocco divino, che di colpo mise in moto la perfetta macchina biologica dell'essere. Per molti fu più che un padre, ma più verosimilmente un creatore.
Deus ex machina.
 
Il Frankenstein elettorale, metà politico e metà tecnico, venne battezzato in un giorno di novembre, con un bagno di folla e di demenza. Il suo elefantismo conclamato ed il suo aspetto mostruoso, furono perdonati dal piccolo-popolo della domenica, nel nome della pietas e dei suoi modi sobri e mansueti.
La creatura, moderno Prometeo della democrazia, stretto nella cerchia della elite borghese, nel morboso abbraccio della propaganda massiva, difeso dalla voce grossa dell'Europa degli scienziati; crebbe. E mentre cresceva credette davvero di essere amato dagli altri, nonostante la sua spudorata diversità.
Poi un giorno il suo creator lo rinnegò (come si rinnegano gli errori), disconoscendo la paternità di quel mostro, che ormai era cresciuto troppo anche per lui. Nessuno poteva più accettare quella aberrazione semantica, nessuno voleva più l'ingombrante presenza del tecnocrate di Bruxelles.
 
Da quel giorno, così, il moderno Prometeo della democrazia vendette la sua anima al diavolo per poter essere come tutti gli altri. Un politico senza se e senza ma. Un bugiardo cronico, che stringeva mani e si pavoneggiava dinanzi la macchina del One-man-show.
Il Frankenstein elettorale, ormai autosufficiente, poteva finalmente compiere la sua finale mutazione, pronto ad essere conductor in mare e in cielo, oracolo di una terra senza limiti e senza poesia.
 
(N.B. quello riportato è un racconto frutto di fantasia, che poco attiene alla realtà delle cose)