venerdì 4 gennaio 2013

Tu quoque













Non sono ancora arrivate le Idi di marzo, e c'è chi già trama congiure nelle segrete stanze del palazzo. Sono loro, che in seno all'ombra cupa bisbigliano e complottano, vogliono la testa del Caesar ad ogni costo. Loro, le piccole pulci, congiuranti dell'Alzheimer, che chiedono la testa dell'imperatore dopo averlo glorificato per un lungo/lunghissimo anno, ricamando gli arazzi del suo sobrio operare e pontificando la sua regale moralità e  credibilità internazionale. Loro, i piccoli congiuranti, mantenuti al rango di semplici portaborse del potere ( abituati come erano a sguazzare nel potere, loro delegato), tenuti stretti-stretti con il guinzaglio e la museruola, mansueti come non mai, ora sentono ribollire il sangue nelle vene. I cani non volgiono più essere servi, vogliono la testa dell'imperatore : -Cesare deve morire.

Così li vediamo dichiarere le infamie più dure, sfoderare gli attacchi più sinistri, contestare e spernacchiare il Cesare sui giornali nazionali. E la gente, il branco di scimmie tele-dipendenti, ci crede pure. Tutti sembrano essere caduti nella terribile demenza di Alois Alzheimer: gli elettori, che sembrano aver dimenticato già tutto troppo in fretta; i congiuranti, che per mesi hanno votato ogni proposta di legge che il Cesare passava loro alle camere, loro che hanno sottolineato le grandi azioni del Governo, sostenute nel nome della responsabilità e del dialogo. Hanno votato tutto, tutti i tagli, l'approvazione nella Costituzione del patto di stabilità, hanno lasciato che migliaia di esodati vagassero senza un futuro, e che la disoccupazione giovanile fosse ai livelli del dopo-guerra. Hanno tassato i soliti, e rimpinguito le finanze dei grandi istituti di credito. Hanno umiliato le normali regole della democrazie e dell'informazione. Hanno votato tutto. [Onor del vero, ogni volta che uscivano dalla Grande-Sala dello Spread (ex-Parlamento) ci tenevano a ribadire che quelle proposte di legge non andavano bene, non le condividevano, e blabla-blabla.]

Ma lo hanno fatto, perchè sapevano che dopo un anno O' Professorone, avrebbe tolto il disturbo. A loro avrebbe fatto anzi comodissimo, nascondersi dietro la sagoma del Cesare (preso a prestito), così da poter varare quelle manovre impopolari (che loro non possono permettersi di fare, per questioni elettorali) e avrebbero anche fatto una bella figura (nel nome della responsabilità e della crisi). Per di più con questo giochetto si sarebbero ri-verginizzati agli occhi dell'opinione pubblica, lasciando cadere nell'oblio il ventennio di mal-governo che ci hanno rifilato.
Il piano delle piccole pulci, era preciso e straordinariamente elaborato. Persino l'ormai rincitrullito fattucchiere del colle, O' Presidente, ci aveva creduto al sofisticato marchingengno. Allora nelle stanze buie e decoroso dei palazzi, si passa-parolarono il diktat: elogiare l'operato del Cesare, sempre e comunque, ricordando la straordinarietà del momento ecc.ecc. (erano ammesse altre fregnaccie affini).

Ma successe un giorno di dicembre, la notte di Natele, che il Cesare volle incoronarsi da solo (tanto non osò nemmeno Carlo Magno), e mettere fine al Triumvirato (Monti-Draghi-Napolitano) e dare vita alla nuova forma di governo dell'età imperiale. Voleva essere dictator.
Questo le piccole pulci non lo potevano consentire, così apparecchiarono il banchetto dell'accoglienza al Cesare, loro che quel Cesare lo avevano generato, loro che avevano alimentato le smanie di grandezza e misericordia dell'imperatore. Loro, i piccoli congiuranti dell'Alzheimer, fecero finta di non ricordare più tutto quello che avano fatto per lui (nei tempi felici di alleanza), fecero finta di non ricordare più tutte le belle parole spese in suo onore (nei mesi della fratellanza). Le piccole pulci volevano la testa del Cesare, così nelle stanze buie dei palazzi, e nei luminescenti salotti dei talk-show, diedero iniziò alla Congiura delle pulci malate di Alzheimer.
E di Alzheimer soffriva, ahimè, anche chi sentendo le piccole pulci parlare, pensava fossero nella ragione. Invece erano tutti nella demenza, quella più buia e profonda.

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