domenica 30 dicembre 2012

Nello Stato di #twitter


Bisogna costruire uno Stato nuovo, una nazione con tanti popoli e nessuna terra. Lo Stato di #twitter, nella cui bandiera l'uccellino (celeste) porta in dono un ramoscello di ulivo,e sotto di esso tre #hashtags universali (#democracy #freedom #equality). Più che uno Stato, dovrebbe essere un'ambasciata eterea che difenda le tante libertà di opinione. Questo Stato (come ogni Stato) ha un suo padre fondatore, un suo inconsapevole Garibaldi e/o una involontaria rivoluzione francese: Hamzah Kashghar, a lui bisognerà rendere omaggio.
Hamzah Kashghar è un poeta e blogger arabo-saudita, che nello scorso febbraio è stato condannato a morte nel suo Paese con l'accusa di aver oltraggiato Allah il Profeta.
La colpa capitale di Hamazah è un tweet (diviso in tre cinguettii); più che le parole, a pesare è stata la forza e l'eco, che queste parole (queste opinioni) hanno avuto in rete. Le parole di Hamazah, parole delle più dolci e piene di grazia, sono state twittate nel giorno di Mawlid nel mese di Rabi' al-Awwal (ovvero il compleanno del Profeta).
Così aveva scritto Hamzah:


"Nel giorno del tuo compleanno, dirò che ho amato il ribelle in te, che sei sempre stato una fonte di ispirazione per me, e che non mi piacciono gli aloni di divinità intorno a te. Non pregherò per te.
"Nel giorno del tuo compleanno, ti trovo ovunque mi giri. Dirò che ho amato alcuni tuoi aspetti, odiato altri, e che non ho potuto comprenderne molti di più.
"Nel giorno del tuo compleanno, non mi inchinerò a te. Non bacerò la tua mano. Piuttosto, la stringerò come si fa tra pari, e ti sorriderò come tu sorridi a me. Ti parlerò come a un amico, niente di più.
 
Ad oggi, non si riescono a trovare in rete notizie relative l'attuale stato di salute di Hamzah, e nonostante una campagna lanciata da Amnesty International (http://www.amnesty.org/en/for-media/press-releases/death-penalty-fear-tweeter-facing-forcible-return-saudi-arabia-malaysia-201), la controversa sorte del blogger è farraginosa ed opaca. Hamzak Kashghar, e come lui le migliaia di persone che credono nella libertà di opinione, dovrebbero trovare tutela nello Stato di #twitter, avere il diritto e anche il dovere di potersi esporre sui social-network ; Lo Stato di #twitter dovrebbe poter sottrarre, gli uomini e le donne libere, alle legislazioni vigenti nei Paesi fisici in cui si twitta, qualsiasi cosa si twitti; perchè nella meta-fisica partria dello Stato di #twitter non c'è reato nel condividere le proprie idee. Nello Stato di #twitter si ottiene sempre cittadinaza e asilo politico, e si santifica l'immigrazione di chi non trovando libertà d'opinione si rifugia dietro lo scudo della rete.
Forse Hamzak ci rimetterà la vita in tutto questo, ma che almeno questo crimine non resti un atto di delirio sordo e muto. Che il mondo intero possa rivendicare nel nome di Hamzak la libertà di dire (tutelando anche il dire più diro). Sarebbe bello poter vivere in questo Stato, che non necessariamente è uno Stato, ma più verosimilmente una terra, un eremo sospeso a mezz'aria dove si possa dire. Semplicemente dire.


Nessun commento:

Posta un commento